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COVID-19: Mascherine, uso, tipologia e falsi miti

In questi gironi viviamo non pochi problemi tra lavoro, servizi e disagi di varia natura dopo la conferma da parte dell’OMS che siamo in una situazione di PANDEMIA.

L’intervento del governo e delle istituzioni non si è fatto attendere (aggiungo fortunatamente) con il DPCM dell’11 Marzo 2020.

Di qui si è scatenata l’ennesima caccia alla mascherina (per altro introvabili), vuoi per una questione psicologica vuoi per reale necessità, sta di fatto che sono sorti post e articoli sulla versione home-made di queste ultime. Ma allora cosa si deve fare?

Con l’aiuto di esperti del settore, Daniele Manno (Emergency Medical Technician, soccorritore OPSA e SMTM) e Massimiliano Reginaldi (istruttore OP3 CBRN) istruttori della OLTRE Survival, sono riuscito a fare chiarezza sulla questione.

Come funzionano le maschere filtranti?

Le maschere filtranti proteggono da polveri, fumi e nebbie di liquidi (aerosol) inalabili, ma non da vapore e gas. Il sistema di classificazione si suddivide in tre classi FFP, dove la sigla FFP sta per “filtering face piece”, ovvero maschera filtrante. Una maschera filtrante copre naso e bocca e si compone di diversi materiali filtranti e della maschera stessa. Queste sono prescritte nei luoghi di lavoro nei quali viene superato il valore limite di esposizione occupazionale (OEL). Questo indica la concentrazione massima ammessa di polveri, fumo e aerosol nell’aria respirabile, che non causa danni alla salute. Quando questo valore viene superato, l’uso di maschere filtranti diventa obbligatorio.

Le classi di protezione FFP1, FFP2 e FFP3 offrono, in funzione della perdita totale e del filtraggio di particelle con dimensioni fino a 0,6 micron o anche 600 nanometri, una protezione respiratoria per diverse concentrazioni di sostanze nocive, le FFP3 filtrano almeno il 99% delle particelle che si trovano nell’aria fino a dimensioni fino a 0.6 micron, mentre le FFP2  almeno il 94%. La perdita totale è dovuta a penetrazione del filtro e difetti di tenuta su viso e naso. Per i parametri da considerare, occorre anche vedere la saturazione degli ambienti che interagisce sull’occlusione della maschera e di conseguenza sul potere di filtraggio.

semi-maschera

Per le semi facciali vale lo stesso discorso, solo che puoi riutilizzare la maschera più volte, sostituendo solo i filtri e sapendo con che sostanza puoi essere a contatto. Se si tratta di sola polvere ci si può spingere fino alla semi facciale, ma già se si inizia ad avere gas ed altro che possono essere assorbiti dalle mucose, tipo anche gli occhi, occorre che si utilizzi una pieno facciale con filtri adeguati sempre alle circostanze. In questa maniera sei totalmente isolati dall’esterno, fermo restando ci si sia rasati la barba per avere una massima presa della guarnizione.

Il quesito cardine è il bisogno di un chiarimento sulle differenze tra le maschere FFPX (dove X sta per 1,2,3) e i filtri per le semi maschere e maschere pieno facciale PX, ad esempio FFP3 risulterebbe parificato a P3 e N95?

Certo, hanno lo stesso potere filtrante….bloccano il 99% delle particelle sempre nell’ordine dei 0,6 micron.

L’uso della chirurgica nella situazione attuale, serve? Se si in che situazione?

L’uso della chirurgica nasce per proteggere gli altri da noi stessi. Non ha alcuna efficacia nel proteggerci dai virus. Non ha quel potere filtrante e non aderisce sufficientemente al viso.

Però se tutti usassimo la chirurgica, servirebbe?

A non diffondere forse sì a non contrarre sicuramente no. Il virus ha dimensioni inferiori al potere filtrante delle maschere, il sito de L’Università Vita Salute San Raffaele, dove menziona una grandezza di 100-150 nanometri (https://www.unisr.it/news/2020/3/viaggio-al-centro-del-virus-come-e-fatto-sars-cov-2) e quello del National Center for Biotechnology Information , dove riporta una grandezza di 60-140 nanometri. (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK554776/). Il virus, però non circola libero nell’aria ma necessita di un vettore o, facendo un analogia, mezzo di trasporto che nel nostro caso si chiama “droplets”.

Queste droplets, da quanto si evince dal sito del National Center for Biotechnology Information (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK143281/) hanno una dimensione superiore ai  5 micon, ovvero superiore ai 5000 nanometri di conseguenza vengono abbondantemente bloccate da dette mascherine, da qui si evince che il contagio è dovuto alla saturazione della mascherina e al contatto di questa con mani, superfici etc.

Se tutti usassero la chirurgica, nessuno potrebbe contaminare altri individui, di conseguenza non potremmo contrarre la malattia?

La chirurgica è fatta di tre strati, tipo plastico, totalmente isolante per proteggere il paziente da eventuali contaminazioni “del medico”, la problematica della chirurgica è che dopo pochissimo tempo, del tipo 2 ore circa o anche meno,  è da sostituire perché si ammolla a causa vapore acqueo che produciamo durante la respirazione.

Ribadiamo ancora che non sono un Dispositivo di Protezione Individuale: non proteggono chi le porta, ma, al contrario, impediscono al portatore di lanciare le proprie dropletsl; sono, quindi, utili per proteggere le altre persone da noi, non noi dagli altri.

C’è da dire pure che c’è sempre una porzione di vapore che esce dalle fessure laterali a causa della scarsa aderenza e anche della presenza di eventuale barba, quindi non è corretto pensare che si è protetti al 100%, questo discorso vale anche per le mascherine FFP3.

Molte mascherine hanno una valvola anteriore per la fuoriuscite del vapore, quindi contaminante perché infatti le ffp3 sono dispositivi DPI quindi di protezione individuale per PROTEGGERSI e non per proteggere gli altri.

sui metodi home-made divulgati un po’ da per tutto sia web che tv per la fabbricazione in casa delle mascherine fatte con la carta scottex, la più vista in youtube, quella che me rimasta più impressa (ironicamente parlando) è quelle con la carta da forno.

Il problema del DIY è che servirebbero gli stessi materiali (irrecuperabili) delle mascherine specifiche.

Il virus è  una biglia che deve essere buttata in una galleria, la galleria è la porosità della carta scottex, cosa fa la biglia? passa senza problemi.  Per la carta forno ti protegge da schizzi di saliva essendo quasi impermeabile, ma ha sempre la sua porosità, ce la giochiamo nei sistemi ed unità di misura.

Certo che se non hai nulla puoi anche utilizzare una bottiglia di plastica del fiaschetto di vino come protezione facciale ma rimane sempre li il discorso vai in giro con una bottiglia di vino tagliata sulla fronte.

Ci sono due aspetti dati dall’uso delle mascherine proprie ed improprie.

Il primo è quello oggettivo: vesto la maschera propria, mi difendo dal virus, vesto una maschera impropria, non sono difeso dal virus.

L’altro aspetto è quello psicologico, che è un’arma a doppio taglio.

Ho la maschera, mi sento più tranquillo, bene, meno cortisolo, meno danni fisiologici. D’altra parta, però, c’è anche il “vesto la maschera, mi sento più tranquillo, abbasso i livelli di guardia”, questo è male, molto male, perché la mascherina non ti trasforma in Superman ma ti incrementa le possibilità di non contrarre il virus, se poi non rispetti tutte le altre norme: distanza per ulteriore sicurezza, lavaggio delle mani, disinfezione delle superfici ecc, allora è inutile o quasi.

Tuta classe 3 AET

Come cercare di fermare un proiettile con la carta igienica.

Resta il fatto che i DPI sono comunque sistemi certificati e testati, il fai da te non ha queste caratteristiche.

Se volessimo essere totalmente protetti dovremmo utilizzare autoprotettore e tuta classe 3 AET.

Si ringrazia Danielle Manno e Massimiliano Reginaldi per la collaborazione

Link utili:
https://www.facebook.com/groups/oltresurvival/permalink/2700729200026263/?sfnsn=scwspmo&extid=pK31fyzhMfe7wo8y

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