L’ACQUA VISTA DA UN PREPPER (PARTE 1)
In ambito prepper, una delle risorse principali è l’acqua potabile, sia che parliamo di Bugging In, Bugging Out o semplicemente in attesa dei soccorsi l’acqua è un bene irrinunciabile.
Nella regola del tre (tre minuti senza aria, tre ore senza riparo, tre giorni senza acqua e tre settimane senza cibo) l’idratazione è al terzo posto, il corpo umano ne ha bisogno, nel nostro mondo civilizzato è dato per scontato che esca dal rubinetto e che sia potabile, ma a volte capita di sentire gente che si vanta di aver bevuto dalla fonte, dalla risorgiva, dal fiume poiché scorreva, era limpida, usciva dalla roccia, tanto ho gli anticorpi ed altre ragioni molto opinabili, forse è meglio chiarire alcuni punti e fornire degli strumenti/nozioni/concetti utili al corretto approvvigionamento necessario oltre che per bere per cucinare e lavarsi e per vivere in maniera dignitosa.
Iniziamo da delle definizioni che a molti sembreranno banalità:
- Acqua bevibile:
Questo è semplice definirla, non ti deve far vomitare cosa che al pari della dissenteria è una delle cause di disidratazione peggiori, l’organismo ha dei meccanismi di difesa suoi il vomito è uno di questi. Il fatto che non provochi questi sintomi non significa che è anche potabile…
- Acqua potabile:
Acqua limpida, inodore, insapore, incolore, priva di agenti patogeni come batteri, virus, tossine, veleni, metalli pesanti, prodotti chimici, isotopi radioattivi e così via cioè priva di sostanze nocive e batteriologicamente pura, in natura non esiste, ovvero non siamo in grado di capirlo solo con un controllo organolettico e visivo e possiamo solo fare una stima in base alla natura della risorsa e dall’aspetto che presenta, inoltre la stessa risorsa nel tempo o in concomitanza di eventi come alluvioni, terremoti o di altra natura può cambiare di qualità senza preavviso.
- Risorsa Idrica:
Ogni fonte di cui si conosce anche a sommi capi le caratteristiche, deve essere in ogni caso compatibile con il nostro sistema di potabilizzazione.
- Sistema di potabilizzazione:
Insieme di trattamenti che trasformano la Risorsa Idrica in Acqua potabile
- Fabbisogno giornaliero pro capite:
almeno tre litri a persona per bere e cucinare e lavarsi evitando ogni spreco… non è il consumo pro capite stimato tra i duecento e i duecento cinquanta litri a persona in ambiti normali.
Sul web si trovano molti modi più o meno veritieri per potabilizzare l’acqua ma in realtà i sistemi sostenibili per trattare la nostra acqua sono molto pochi:
- filtrazione più o meno spinta,
- filtri a carbone attivo,
- chimica per neutralizzare gli agenti patogeni,
- ultravioletti nella banda UVC,
- pastorizzazione.
- Filtrazione più o meno spinta:
si parte da un banale filtro a sabbia che serve principalmente a rendere l’acqua bevibile e a ottimizzare i successivi step di trattamento alle ultrafiltrazioni con membrane da 0,01 micron derivanti dalle tecnologia della dialisi, che fermano pure i virus rendendo inutile l’uso di chimici, ultravioletti o la pastorizzazione.
- Filtri a carbone attivo:
il carbone attivo assorbe un po’ di tutto ma si esaurisce per saturazione molto in fretta se l’acqua e veramente contaminata, è utile sostanzialmente per rendere l’acqua bevibile ma non la rende mai sicuramente potabile.
- Chimica per neutralizzare agenti patogeni:
l’unico realmente utilizzabile che non siano tabs da outdoor è l’ipoclorito di sodio, anche amuchina o candeggina, l’amuchina nasce per usi igenico alimentari, la candeggina per altre cose poiché è spesso additivata, in soldoni candeggina non va usata, ci sono altre sostanze come il permanganato di potassio ma più difficili da dosare e sconsigliate nel medio termine.
- Ultravioletti intorno a 260 nm o UVC:
in realtà non uccidono gli agenti patogeni ma danneggiano il loro DNA in modo che non possano replicarsi e quindi di facto li neutralizzano, in acqua ben filtrata hanno un’efficacia assoluta, in presenza di materiali in sospensione, i quali possono schermare l’irradiazione, non si hanno certezze.
- Pastorizzazione:
in ambito outdoor è la più semplice ma anche la meno sostenibile, basta bollire l’acqua per pochi minuti, in alta quota dove l’acqua bolle prima si allungano un po’ i tempi, il più dei patogeni si inattiva a circa 70 gradi, i 100 gradi dell’acqua che bolle dà garanzie assolute, occorre un fuoco, un contenitore che regga la fiamma un orologio o un reale senso del tempo, in genere si consiglia cinque minuti o contare fino a trecento.
Nei prossimi articoli entreremo più nel dettaglio con l’analisi di possibili scenari.
Rompiamo il ghiaccio? Visto che sono nuovo qui, anche se Vi osservo da tempo, rompere il ghiaccio, parlando di Acqua mi sembra in linea. Ultimamente vista l’emergenza COVID-19, sto portando avanti un lavoro di consulenza sia per l’igienizzazione degli ambienti e parallelamente sto lavorando anche con il settore acqua. Il tutto con sistemi di produzione O3 (ozono). Devo dire che i risultati sono stupefacenti. A presto.
Nomad
Mi piacerebbe parlare dei sistemi di raccolta dell’acqua, in caso di necessità.
Dobbiamo poter controllare l’acqua che alimenta il nostro serbatoio, questo nel caso si venga a conoscenza della contaminazione dell’acquedotto
Per raccogliere l’acqua abbiamo bisogno di avere da parte dei contenitori idonei.
Messi alle strette per raccogliere agevolmente l’acqua piovana potremmo istallare delle valvole alla grondaia che passa dalla nostra terrazza, raccogliere chiaramente solo l’acqua pulita (dopo i primi 10 minuti di pioggia), dopo la raccolta di acqua piovana dobbiamo pensare al suo trattamento per utilizzarla per gli aspetti sanitari o per la sua potabilizzazione.