Survival

Project S.N.A.K.E. 2021

Quest’anno parte la terza edizione del famigerato “Project S.N.A.K.E.” (acronimo di Surviving a Natural Adventure in a Kenya Experience), la più entusiasmante e avventurosa traversata che porterà i partecipanti lungo un percorso appiedato di circa 120 km, con partenza da Mombasa fino a raggiungere le pendici del monte Kasigau e ritorno, attraversando la savana del Kenya a diretto contatto con la fauna e la flora locale, quest’ultima non molto folta nella savana ma preponderante quasi pluviale sul monte.

Qualche INFO in più

Lo S.N.A.K.E. è un percorso a piedi in COMPLETA AUTONOMIA, tra la savana la giungla di montagna. Una traversata divisa in tappe di 20/30 km giornalieri in prossimità del parco nazionale dello Tsavo, importante riserva faunistica africana in giungla. Nel percorso si potranno incontrare tutti i più grandi mammiferi africani: leoni, elefanti, bufali, gazzelle, antilopi, zebre, leopardi, oltre a serpenti come il cobra nero, il mamba e la vipera soffiante, o anche scorpioni ed altri animali, pericolosi e non.
Si attraversa la SAVANA, con la sua terra rossa e cielo azzurro, basse nuvole bianche, e tutto ha le spine. Questo è il core del viaggio, sopravvivere attraversando a piedi un posto dove ottimizzare ogni propria risorsa e essere presenti al 100% è l’unico modo per uscirne vivi e sereni.
Si giunge poi nella JUNGLA con le sue inside e la presenza di diversi padroni di casa come i leoni che raramente attaccano l’uomo, i leopardi basano la propria dieta sui primati, il che rende necessarie strategie di attraversamento (per 15 km a piedi, 1600m D+) e di difesa del gruppo molto attente e specifiche. In aggiunta, passare dai 40/45° della savana agli 8/10° di una notte sul Kasigau è uno stress non da poco.

La Location

Il monte Kasigau, situato nella contea di Taita-Taveta, fa parte delle montagne dell’arco orientale al confine con il tratto più meridionale del Parco Nazionale dello Tsavo Ovest. Situato a un terzo della strada tra le colline Taita e l’Oceano Indiano, sorge a u a circa 1641 m.s.l.m. sopra il deserto di Taru, con le pianure della savana sottostanti che lasciano il posto alla sua alta foresta montana. Se si passa viaggiando sull’autostrada Nairobi – Mombasa è chiaramente visibile sulla destra mentre si attraversa.

Questa regione è composta da 5 comunità locali intorno alla montagna, Jora, Kiteghe, Rukinga, Bungule e Makwasinye con circa 3000 persone ciascuna. Essendo tra i parchi nazionali dello Tsavo Est e dello Tsavo Ovest, questa zona è un’importante area di dispersione degli elefanti.

Il Viaggio

In questa avventura non si parla solo di viaggio fisico come spostamento tra due punti geografici, ma soprattutto come viaggio introspettivo atto a capire cosa, i partecipanti, cercano realmente in un’avventura come quella dello SNAKE.
Di base come ricerca introspettiva si pensa ai propri limiti, come superamento di una confort zone instauratasi in tanti anni di sedentarietà e agi della vita moderna, ma come dice Antonio Gebbia, membro del team di istruttori della spedizione, la confort zone è già dentro di noi, dobbiamo solo essere in grado di allargarla.
Ecco un’esperienza simile serve a capire realmente quanto siamo in grado di adattarci, mette alla prova la nostra “RESILIENZA”, la capacità di trasformarci da singolo individuo a squadra in grado di superare le difficoltà insieme ad altre persone che possono in qualche modo compensare le lacune che inevitabilmente ognuno di noi ha.
E’ un modo di vivere l’Africa in maniera diretta, reale, senza filtri culturali o cognitivi di nessun genere. Si ritorna avvero Homo Sapiens, si respira il senso di appartenenza ad un continente dove la razza umana ha avuto origine. Si parte con uno zaino pieno di insicurezze (cit. Daniele Dal Canto), si torna con una nuova, profonda, viscerale consapevolezza di se stessi. L’ego si dissolve di fronte all’ineluttabilità del reale, e si rinasce come esseri umani più completi e consapevoli, in una continua catarsi psico-sociale.

Ma quindi è un viaggio rischioso?

Come tutti i viaggi ha il suo coefficiente di rischio ma non si è abbandonati a se stessi come si può immaginare.
Tutte le attività svolte sono impegnative e faticose ma vengono svolte con la condizione non negoziabile della massima sicurezza possibile. Nel pacchetto del corso è d’obbligo una polizza assicurativa stipulata da un gruppo leader mondiale del settore e studiata apposta per questo genere di attività in grado di coprire tempestivamente qualsiasi necessità impellente di tipo medico-sanitario.
A pochi chilometri dal gruppo, un fuoristrada attrezzato è a disposizione per ogni reale necessità.

Il contatto radio è presente 24 ore su 24, uno degli istruttori (due in realtà perché è meglio ridondare) ha sia una radio ricetrasmittente multibanda che un caricabatterie solare e un comunicatore satellitare bidirezionale sempre acceso, per trasmettere sul web in tempo reale la posizione del gruppo, assieme a brevi messaggi con aggiornamenti di stato.

Tutto questo non solo per noi, ma anche per parenti ed amici apprensivi a casa, in attesa di notizie dai propri cari. La reperibilità è garantita ed immediata in caso di emergenze. Due dei quattro istruttori inoltre, sono operativi nella Croce Rossa. Un brief esaustivo sulla sicurezza viene tenuto a inizio corso per partire già da subito nel modo più corretto.

Chi sono gli istruttori?

Passiamo in rassegna chi guiderà questa spedizione nella savana keniota.

Daniele Dal Canto: Istruttore di sopravvivenza professionista da 25 anni, Istruttore Master FISSS, esperto di tecniche di sopravvivenza in qualsiasi ambiente, operatore SMTS della Croce Rossa Italiana dal 2011. Knife Designer per Extrema Ratio, tester e designer per SOD Gear. Livornese DOC e si vede, non fatelo arrabbiare perché già da calmo non è uno che te le manda a dire.

Daniele Manno: Istruttore di Sopravvivenza Master FISSS, inizia l’approccio al survival per creare un polo specifico per i piloti. Capitano del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Istruttore di Remote Life Support. Poliedrico, entusiasta, sempre alla ricerca di nuove informazioni e nuove sfide. E’ il moderatore del gruppo. Se lo vedete in aria… è perché è pilota e istruttore di volo da 1991!

Antonio Gebbia: Istruttore di sopravvivenza Esperto FISSS, dottore in Scienze Naturali e Operatore del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, è anche Istruttore di Paracadutismo A.N.P. d’I. dal 1998 Napoletano
verace, il suo humor partenopeo non si scioglie nemmeno al sole della savana (anche se predilige la Jungla). “O’ professore” è uno che parla poco, ma insegna molto eloquentemente con il suo esempio.

Fabrizio Nannini: Istruttore di sopravvivenza, fotografo e film-maker, certificato in Primo Soccorso Psicologico (PFA), autore di “Mental Survival” (Hoepli, 2016). Responsabile per gli aspetti psicologici e motivazionali del corso, da grande vuole fare l’antropologo, dato l’interesse per miti, riti, e culture indigene. Spesso avvistato come ospite a Quarto Grado o a Studio Aperto come consulente per situazioni estreme.

Chi desiderasse partecipare alla spedizione può contattare i suddetti istruttori mediante i social network disponibili come Facebook, Instagram, Twitter etc.

Si ringrazia:
Fabrizio Nannini per il materiale fotografico e informativo per la stesure dell’articolo.
Daniele Dal Canto, Daniele Manno e Antonio Gebbia per aver consentito alla stesura dell’articolo.

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